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Per un multilinguismo equo ed efficace nell’ambito delle istituzioni dell’Unione europea
Per un multilinguismo equo ed efficace nell’ambito delle istituzioni dell’Unione europea
Premessa
Come espressione della società civile europea, l’associazione GEM+ è stata creata nel 2014 da circa cinquanta membri fondatori di diverse nazionalità. La sua costituzione si basa sulla constatazione del declino della pluralità linguistica nel contesto della costruzione europea, con il corollario di una restrizione dell’uso delle lingue impoverente in modo allarmante per la coesione dell’Unione. Questa osservazione riguarda principalmente la comunicazione e il funzionamento delle istituzioni europee, in particolare della Commissione, le cui pratiche linguistiche hanno un impatto immediato sul loro ambiente economico, culturale e sociale, comprese le autorità nazionali, regionali e locali degli Stati membri. L’obiettivo dell’associazione GEM+ è quindi quello di promuovere «la pluralità delle lingue ufficiali dell’Unione europea nella vita e nel lavoro delle istituzioni europee e dei loro ambiti di funzionamento, con l’obiettivo di migliorare la governance, la comunicazione e le politiche europee» e di «prevenire qualsiasi egemonia unilinguistica.» (art. 3 dello Statuto).
Una delle prime azioni del GEM+ è stata quella di valutare la situazione attraverso uno studio che ha portato alla stesura di un Memorandum dal titolo «Per un multilinguismo equo ed efficace nell’ambito delle istituzioni dell’Unione europea».
Il Memorandum: – Ricorda i valori e i principi del multilinguismo, sanciti nei testi fondatori della costruzione europea e garantiti dal diritto europeo: capitolo 1 – La diversità linguistica, valore essenziale dell’Unione europea; – esamina lo stato attuale delle pratiche linguistiche nell’ambito delle istituzioni dell’Unione europea: capitolo 2 – Osservazione delle attuali pratiche contrarie al multilinguismo; – analizza le conseguenze di pratiche sempre più discriminatorie in materia linguistica: Capitolo 3 – Conseguenze negative delle pratiche contrarie al multilinguismo; – e formula proposte costruttive per il rafforzamento del multilinguismo nelle istituzioni dell’Unione europea, in particolare per quanto riguarda l’efficace comunicazione esterna in tutte le lingue ufficiali dell’Unione e l’estensione delle lingue di lavoro per il funzionamento interno: Capitolo 4 – I nostri progetti di proposte.
Il presente Memorandum è stato elaborato applicando il programma d’azione dell’associazione, che prevede non solo un attento monitoraggio della comunicazione e del funzionamento nell’ambito delle istituzioni europee, ma anche numerose interviste con gli attori e i responsabili decisionali del processo di costruzione europea, nelle istituzioni dell’Unione, nei governi e nei parlamenti nazionali, e nelle organizzazioni della società civile. Il presente Memorandum è quindi per sua natura evolutivo e sarà ampliato da analisi e proposte più precise sul multilinguismo nel contesto delle istituzioni dell’Unione europea. Inoltre, il Memorandum è stato inizialmente redatto in tedesco e francese e attualmente è in fase di traduzione in altre lingue, il che dovrebbe fornire a questo studio un arricchimento concreto, grazie al confronto di concetti espressi in modo diverso in ciascuna lingua.
Introduzione
Il presente memorandum intende fungere da base per uno scambio di idee con i responsabili delle istituzioni dell’Unione europea (UE). Si rivolge a tutti i decisori politici e amministrativi che determinano o hanno un’influenza significativa sull’uso delle lingue nei vari servizi e comitati delle istituzioni. Si rivolge anche a tutti i decisori nazionali interessati all’evoluzione del regime linguistico delle istituzioni dell’UE. Il punto di partenza delle nostre riflessioni è la questione della scelta molto limitata delle lingue utilizzate sia nel funzionamento che nella comunicazione interna ed esterna delle istituzioni europee, in particolare della Commissione. A causa del forte e diretto impatto dell’uso interno delle lingue sulla comunicazione esterna, anche il pubblico europeo è direttamente interessato dal regime linguistico interno delle istituzioni.
Apprezziamo il fatto che in molte delle loro comunicazioni e pubblicazioni la Commissione e il Consiglio abbiano sottolineato l’importanza della diversità linguistica dell’UE in quanto patrimonio culturale europeo. In una Comunicazione alle altre istituzioni dell’UE, la Commissione ha giustamente definito il multilinguismo come «una risorsa per l’Europa e un impegno comune». Tuttavia, riteniamo che tali dichiarazioni potranno apparire credibili ai cittadini europei solo se le istituzioni, e in particolare la Commissione, costituissero un esempio e dimostrassero con il loro comportamento linguistico che tengono conto il più possibile della diversità delle lingue dell’Unione. Purtroppo, è soprattutto la Commissione ad essere attualmente molto lontana da tale approccio. Utilizzando solo la lingua inglese e, in misura molto minore, la lingua francese, si discosta sempre di più dal principio del multilinguismo.
Ciò si riflette nell’uso quasi esclusivo della lingua inglese sia per i contributi orali nelle riunioni di lavoro che per uso scritto nella stesura dei documenti di lavoro. Analogamente, nel funzionamento interno della Commissione, la comunicazione elettronica è effettuata solo in inglese o in inglese e in francese. Anche nella sua comunicazione esterna con i parlamenti e i cittadini degli Stati membri, utilizza spesso – in violazione del diritto europeo – solo l’inglese e, occasionalmente, il francese. Un esempio particolarmente eclatante del mancato rispetto della diversità linguistica da parte della Commissione è l’uso esclusivo, nella sua presentazione simbolica al pubblico europeo, dell’inglese o dell’inglese e del francese.
Siamo convinti che tale politica linguistica delle Istituzioni europee, e in particolare della Commissione, minacci direttamente l’esistenza dell’Unione europea come progetto politico, per due motivi principali:
In primo luogo, perché l’uso restrittivo delle lingue e, soprattutto, la predominanza dell’inglese, contribuiscono in modo significativo a tenere le istituzioni europee lontane dai cittadini. Infatti, sebbene molti cittadini europei affermino di essere in grado di parlare inglese, sono pochi quelli che realmente lo padroneggiano. In secondo luogo, perché la percezione della crescente diffusione dell’inglese incoraggia i giovani europei a imparare solo l’inglese a spese delle altre lingue europee (cfr. capitolo 3.4). Imparare l’inglese da solo può certamente aiutare a facilitare la comunicazione tra di loro. Tuttavia, questa comunicazione sarà superficiale e giovani di diversa nazionalità non saranno più in grado di conoscersi davvero. Infatti, oltre ad essere uno strumento di comunicazione, una lingua trasmette un sistema di pensiero e da’ accesso alla conoscenza della storia e della cultura di un paese o di una civiltà. Da questo punto di vista, l’unilinguismo è una fallacia, in quanto costituisce di fatto un ostacolo allo sviluppo di un autentico spazio politico, culturale ed economico europeo. Per tutte queste ragioni, è importante che le istituzioni europee si distinguano dalla tendenza globale a favorire l’inglese nelle relazioni internazionali. Ne va dell’avvicinamento delle istituzioni dell’Unione europea ai cittadini; si tratta di incoraggiare i giovani europei ad apprendere altre lingue per conoscersi meglio e sviluppare il senso di appartenenza ad un destino comune. In termini concreti, l’obiettivo di un multilinguismo efficace nell’UE può essere raggiunto solo se i giovani prendono consapevolezza in anticipo, qualora valutino di lavorare nell’ambito delle istituzioni dell’UE, del fatto che effettivamente queste lavorano in più lingue e che il multilinguismo nel loro funzionamento interno è una realtà. Si sostiene spesso che l’uso di più lingue comporterebbe costi finanziari eccessivi.
Tuttavia, il costo politico derivante da un rifiuto del multilinguismo (vale a dire la forte contestazione o addirittura il crollo dell’UE) supera di gran lunga in importanza i costi finanziari. Inoltre, come spiegato in questo memorandum, vi sono importanti contesti di impiego delle lingue in cui questa argomentazione di natura finanziaria non trova spazio (ad esempio, la presentazione simbolica di cui sopra) o è sopravvalutata, rispetto ad altre ragioni, in sede decisionale. In ogni caso, data la grande importanza politica, economica e culturale della questione linguistica, il problema dei costi finanziari non dovrebbe essere l’unico criterio decisionale. In questo memorandum, cerchiamo di evidenziare le conseguenze negative che la mancanza di multilinguismo può avere sia nel cuore stesso del funzionamento delle istituzioni europee sia sul loro ambiente politico, economico e sociale. Poiché la legislazione dell’UE viene decisa sulla base delle proposte della Commissione, l’uso quasi esclusivo dell’inglese per l’elaborazione di progetti di legge (con concetti di fondo che sono propri di questa lingua) riguarda quindi sia le varie istanze politiche degli Stati membri che le imprese, i media e la società civile nel suo complesso. La moltitudine di effetti negativi sulla vita comune dell’Unione che dimostriamo in questo memorandum dovrebbe condurre la Commissione, ma anche le altre Istituzioni, a un profondo cambiamento nelle loro politiche linguistiche interne ed esterne.
Il modo in cui questo cambiamento può essere realizzato, nei suoi aspetti più dettagliati e in termini di tempistiche, dipende ovviamente da molte circostanze, che possono essere diverse da un’istituzione all’altra. Un primo passo dovrebbe consistere nel ripristinare l’equilibrio tra le tre lingue procedurali già stabilite dalla Commissione (inglese, francese e tedesco), lavorando nel contempo per l’uso a medio e lungo termine di altre importanti lingue ufficiali dell’Unione, come l’italiano, lo spagnolo e il polacco. In questo memorandum ci occupiamo sia del funzionamento linguistico che della comunicazione interna delle istituzioni europee che rientrano nel campo di applicazione dei loro regolamenti interni, sia della loro comunicazione esterna.
Per quanto riguarda la comunicazione esterna, metteremo in evidenza le gravi carenze che caratterizzano in particolare il sito europa.eu (il principale riferimento per la comunicazione delle istituzioni) e sottolineeremo la mancanza di rispetto per la diversità linguistica dell’Europa, che si riflette nella presentazione simbolica della maggior parte delle istituzioni dell’Unione ai cittadini europei. Dimostreremo che in molte delle sue sezioni si potrebbe ottenere quasi immediatamente un miglioramento della situazione linguistica.
Per quanto riguarda il funzionamento e la comunicazione interni delle istituzioni, proponiamo diversi modelli di regime linguistico che speriamo possano servire da base di riflessione per migliorare le loro attuali pratiche linguistiche. Tutti questi modelli si basano sull’uso paritario di un insieme predeterminato di lingue di lavoro; i funzionari delle istituzioni ne scelgono un determinato numero come lingue straniere. La principale differenza tra i modelli è costituita dalle misure di politica linguistica che sarebbero necessarie per la loro attuazione.
Alcuni di questi richiederebbero un aumento (per lo più moderato) della capacità di traduzione e interpretazione, altri richiederebbero un’acquisizione più ampia di lingue straniere da parte dei funzionari pubblici. Ci auguriamo che la Commissione e le altre istituzioni prestino la massima attenzione alle nostre riflessioni e ai nostri suggerimenti in modo da poter avviare insieme uno scambio approfondito sull’argomento in discussione.